Se per qualche istante ti dimentichi di essere sulla Costa dei Gelsomini nel sud della Calabria, beh, penseresti di essere atterrato sulla Luna. E’ questa la sensazione che ho provato quando l’estate scorsa ho visitato un luogo straordinario di grande valore naturalistico: “I Calanchi di Palizzi” (RC). Ci sono passato diverse volte in questo tratto di costa dell’area grecanica, tra Bova e Brancaleone (a 50 km da Reggio C.), ma forse distratto da altre bellezze (il mare, la spiaggia, il faro di Capo Spartivento) e un po’perché nascosti dalla pinetina che la statale 106 jonica taglia in due, non avevo notato con la dovuta attenzione questo splendido luogo naturale, da preservare e valorizzare. Sono una serie di piccole alture biancastre che ricordano montagne di sale o grandi cumuli di borotalco. Dichiarato Sito di Interesse Comunitario (S.I.C. IT9350144), rappresentano un patrimonio di grande rilevanza geologica e naturalistica. Questi calanchi (chiamati anche “Trubi” ) risalgono a circa 3,5 milioni di anni fa, formatosi ad una profondità tra gli 800 e i 1000 metri sui fondali del Mar Jonio. Alcuni sono bianchi e altri hanno una colorazione grigio-azzurrastra. Il colore bianco si riferisce ai periodi di mare caldo, ed è dovuto ad un deposito di micro-organismi con gusci sul fondo marino. Il grigio invece consiste nel deposito di argilla sgretolata, nel periodo in cui il mare era più freddo. La vegetazione è scarsa, visto il poco nutrimento che offre questo terreno argilloso: sono presenti i “ponsai” piccoli alberi cresciuti così naturalmente (da non confondere con i “bonsai”) e il ginepro fenicio, pianta autoctona molto rara e in via d’estinzione. La parola passa all’obiettivo, inizia il viaggio verso la Luna…
